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È di nuovo tutto keniano il podio della Maratona di Boston (era successo l’ultima volta nel 2012). All’edizione n. 126 della Kermesse americana (versione maschile) partecipano ben 28000 iscritti.

A vincere è Evans Chebet che prevale con 2h06’51” su Lawrence Cherono (2h07’21”) e Benson Kipruto finito terzo per soli sei secondi. I primi 35 kilometri non registrano note degne di rilievo ma, con un’andatura piuttosto sostenuta, servono a formare il gruppo dei migliori, quindici atleti. Ed ecco il momento che segna la gara. Immediatamente dopo lo scollinamento di Heartbreak Hill, la temutissima “Collina Spaccacuore”, Chebet sferra l’attacco decisivo e vola in pratica solitario verso il traguardo di Boylston Street della Capitale del Massachusetts. Gli oppone resistenza, ma solo per poche centinaia di metri, Gabriel Geay, atleta della Tanzania. Ai 40 chilometri il vantaggio sulla coppia Cherono-Kipruto si consolida in 18”, che alla fine diventeranno trenta. Chebet firma il terzo miglior tempo di sempre nella Maratona più longeva della storia del fondo. Gli avversari battuti sono gli stessi che, la corsa, l’hanno vinta   nel 2019 (Cherono) e nel 2021 (Kipruto). Alla sua 15° maratona il trentatreenne Evans mette a segno la prima Major. In totale, salgono a quattro gli ori in carriera (Baires, Osaka e Valencia gli altri). Ne ricordiamo l’esordio, nel 2011, in Italia, alla Dieci Miglia del Garda, quando fu secondo. Unico ritiro è proprio quello di Boston, nel 2018.

Vittoria keniana anche al femminile. Prevale, manco a dirlo, la ventottenne Peres Jepchirchir che sembra non fermarsi più. Sono sei le gare nella specialità disputate finora. Scartata la prima (Londra 2015), la splendida atleta realizza cinque vittorie su cinque. Niente male, considerato che tra queste c’è “New York” e soprattutto l’Oro olimpico di Tokio dell’estate scorsa. La dinamica della gara (edizione #50 di Boston) è davvero entusiasmante, specie se si pensa alla volata finale. Vediamo: bastano i primi quindici kilometri per determinare il quartetto che fa la differenza. Così che alla vincitrice si uniscono la connazionale Joyciline Jepkosgei e due atlete etiopi, Dagitu Azimeraw e Ababel Yeshaneh. Al km. #17 si stacca la Azimeraw. Il terzetto tira compatto fino al 36° kilometro quando perde terreno la Jepkosgei. I seimila metri finali saranno un autentico spettacolo offerto dalla coppia “superstite”. L’etiope e la keniana più volte tentano l’allungo decisivo. Ma si riprenderanno sempre, a vicenda. Rassegnatesi a restare insieme, si passeranno perfino la borraccia. Al terzo tentativo la campionessa olimpionica riesce ad avere la meglio sull’avversaria con un rush finale che determinerà un ritardo di soli quattro secondi. Tempo della Jepchirchir 2h21’01”. E con 2h21’32” chiude terza, come lo scorso anno, Mary Ngugi, ancora della Federazione del Kenya. Solo nona Charlotte Purdue, prima delle europee. E la prima statunitense, Neil Rojas, finisce decima con 2h25’57”.