
Stipendi, in arrivo nuovi aumenti nel 2026: chi saranno i fortunati-maratonainternazionalediroma.it
Le trattative sugli aumenti nel 2026 puntano a incrementi salariali e nuove tutele per i lavoratori. A chi spetta gli aumenti degli stipendi.
Proseguono le complesse trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del pubblico impiego relativo al triennio 2022-2024. Fino a oggi, si è raggiunto un accordo soltanto in due comparti strategici: quello Centrale, che include i dipendenti ministeriali e delle agenzie fiscali, e quello della Difesa e della Sicurezza, comprendente le Forze dell’ordine. Tuttavia, il grosso dei negoziati, in particolare per i settori della Sanità, della Scuola e degli Enti locali, è ancora in corso con importanti scadenze all’orizzonte.
Nel comparto degli Enti locali, che coinvolge circa 480 mila lavoratori impiegati in comuni, regioni e altri enti territoriali, l’attenzione è rivolta alla nuova bozza presentata dall’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni).
Il nodo degli aumenti per gli enti locali: cifre e prospettive
L’auspicio è di giungere a una firma definitiva già nel prossimo incontro del 9 settembre, per consentire l’erogazione degli aumenti salariali entro la fine del 2025. In caso contrario, le modifiche retributive slitterebbero al 2026, provocando un grave danno per il personale coinvolto, che attualmente riceve due indennità di vacanza contrattuale: una al 3,85% per il triennio 2022-2024 e un’altra all’1% derivante dall’ultima legge di Bilancio.

La nuova proposta contrattuale presenta aumenti più consistenti rispetto alle versioni precedenti, grazie al parziale conglobamento dell’indennità di comparto nello stipendio tabellare. Gli incrementi medi lordi mensili su tredici mensilità sono così articolati: 158,48 euro per i funzionari e le elevate qualificazioni (a fronte dei 144 euro iniziali), 145,50 euro per gli istruttori, circa 129 euro per gli operatori esperti e 122,48 euro per gli operatori semplici (contro i 113 euro proposti in precedenza).
Su base annua, al netto della tredicesima, le retribuzioni tabellari calcolate dalla bozza raggiungono i 25.114 euro per i funzionari, 23.138 euro per gli istruttori, 20.583 euro per gli operatori esperti e 19.753 euro per gli operatori semplici. Oltre agli aumenti retributivi, la bozza introduce rilevanti innovazioni normative con lo scopo di adeguare l’organizzazione del lavoro nelle amministrazioni locali alle nuove esigenze.
Tra le misure più rilevanti spicca l’estensione del buono pasto ai lavoratori in smart working, colmando un vuoto normativo che finora penalizzava chi opera da remoto, allineando così il comparto agli standard già adottati in altre aree della pubblica amministrazione.
Si prevede inoltre la sperimentazione della cosiddetta “settimana corta”, già avviata nel comparto Centrale, che consente di concentrare l’orario settimanale su quattro giorni lavorativi senza riduzione del monte ore complessivo, favorendo un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Un altro elemento innovativo riguarda l’introduzione di misure di age management, pensate per valorizzare le competenze dei dipendenti più anziani e accompagnarli in modo sostenibile verso il pensionamento. Tali strumenti includono la possibilità di assegnare mansioni meno gravose, percorsi di accompagnamento al pensionamento e affiancamento ai colleghi più giovani, favorendo così un ricambio generazionale equilibrato e mirato.
Sul fronte delle progressioni di carriera è stata prorogata di un anno la deroga al requisito del titolo di studio per gli avanzamenti verticali, a condizione che si riconosca l’esperienza maturata come equivalente. Questa misura vuole premiare le competenze acquisite sul campo, soprattutto in contesti territoriali dove è più complesso reperire personale qualificato.
Infine, la bozza prevede ulteriori interventi specifici, come maggiori spazi per lo sviluppo economico dei dipendenti dei piccoli Comuni, compensi potenziati per gli agenti della Polizia Locale con incarichi di elevata qualificazione, nuove regole per il lavoro festivo infrasettimanale e l’obbligo per gli enti di costituire fondi decentrati per rafforzare la contrattazione integrativa.