
Quando compaiono i sintomi, è già troppo tardi: la terribile malattia in arrivo in Italia - maratonainternazionalediroma.it
Se hai questi sintomi potrebbe essere troppo tardi, arriva una terribile malattia in Italia: ecco cosa fare per cercare di prevenirla.
La rabbia, una malattia virale acuta che colpisce il sistema nervoso centrale, rappresenta ancora oggi una minaccia per la salute pubblica in molte parti del mondo. Nonostante i progressi nella prevenzione e nel trattamento, continua a causare migliaia di decessi annuali, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Questo articolo approfondisce le caratteristiche cliniche, le modalità di trasmissione, la diagnosi e le strategie di prevenzione di questa pericolosa infezione
Dopo l’introduzione del virus nel corpo, questo si replica nei tessuti periferici e poi si sposta lungo le fibre nervose verso il sistema nervoso centrale, causando encefalite. È fondamentale sottolineare che la periodo di incubazione può variare da alcune settimane a diversi mesi, a seconda della distanza tra il punto di inoculazione e il cervello.
Si manifesta inizialmente con sintomi aspecifici quali febbre, malessere generale, cefalea e sensazioni di formicolio o prurito nella zona del morso. Con il progredire della malattia, compaiono segni neurologici più gravi come ansia, confusione, agitazione, allucinazioni e paralisi progressiva. Due forme cliniche predominano: la forma idrofobica, caratterizzata da spasmi muscolari dolorosi alla vista o al tentativo di inghiottire liquidi, e la forma paralitica, che porta a una paralisi flaccida progressiva.
Che cos’è la rabbia e come si trasmette, i sintomi a cui prestare attenzione
Una volta insorti i sintomi neurologici, la malattia è quasi sempre fatale. La morte sopraggiunge solitamente entro pochi giorni o settimane a causa di insufficienza respiratoria o coma.

La diagnosi di rabbia si basa su una combinazione di anamnesi, esame clinico e test di laboratorio, che includono la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di saliva, sangue, liquido cerebrospinale o tessuti cerebrali. La conferma è spesso possibile solo post mortem.
Non esiste una terapia specifica efficace una volta che si manifestano i segni clinici della malattia. Per questo motivo, la prevenzione gioca un ruolo cruciale. In caso di sospetta esposizione al virus, è essenziale effettuare tempestivamente la profilassi post-esposizione, che comprende pulizia immediata della ferita, somministrazione di immunoglobuline antirabbiche e ciclo di vaccinazioni.
La vaccinazione pre-esposizione è consigliata per chi lavora a stretto contatto con animali a rischio o si reca in aree endemiche. Inoltre, il controllo della popolazione canina e la vaccinazione degli animali domestici rappresentano strategie fondamentali per la riduzione dell’incidenza della malattia.