
Allarme medici: nessuno ne parla maratonainternazionalediroma.it
Secondo i dati raccolti negli ultimi 30 anni, le diagnosi di cancro al colon tra i giovani sono cresciute dell’80% a livello globale.
Questo incremento ha spinto gli esperti a indagare le possibili cause, andando oltre ai fattori tradizionali come l’inquinamento ambientale e l’obesità. Recenti studi hanno anche segnalato la presenza di microplastiche nell’acqua potabile come possibile cofattore nel rischio oncologico. Tuttavia, un ruolo centrale è attribuito proprio alle abitudini alimentari, e in particolare al consumo regolare di carni lavorate.
Il problema principale riguarda le tecniche con cui queste carni vengono trattate: salatura, stagionatura, fermentazione e affumicatura sono processi che, pur migliorando il sapore e la conservazione, possono generare composti chimici nocivi per l’organismo umano.
Un crescente allarme coinvolge la comunità medica internazionale riguardo al consumo di carne lavorata, in particolare pancetta e salsicce, alimenti amatissimi soprattutto dai giovani. Diverse ricerche scientifiche hanno evidenziato un legame significativo tra l’assunzione di questi prodotti e l’aumento dei casi di cancro al colon-retto, una patologia che negli ultimi decenni ha registrato un’impennata preoccupante tra le fasce di popolazione più giovani.
Le raccomandazioni degli oncologi sul consumo di carne lavorata
Peter S. Liang, oncologo e ricercatore di rilievo internazionale, ha sottolineato l’importanza di una dieta consapevole: “Bisogna prestare attenzione a ciò che si mangia, alle porzioni e alla varietà dei pasti. Questi sono punti essenziali”, spiega Liang. Lo specialista mette in guardia in particolare contro la carne lavorata, definendola come “carne che è stata modificata attraverso metodi quali salatura, stagionatura, fermentazione o affumicatura, per aumentarne il sapore e la conservazione”.

Le evidenze scientifiche, supportate anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, classificano la carne lavorata come agente cancerogeno per l’uomo, associandone il consumo regolare a un aumento significativo del rischio di sviluppare tumori del tratto digerente, specialmente al colon e al retto.
Nonostante l’allarme, la questione rimane spesso poco dibattuta nei media e nelle campagne di sensibilizzazione rivolte ai più giovani, che continuano a preferire snack e insaccati nelle loro diete quotidiane. Gli oncologi invitano dunque i medici di base e gli specialisti a integrare nelle consulenze cliniche un’attenzione maggiore verso i rischi legati alla carne lavorata, suggerendo alternative alimentari più salutari e promuovendo una dieta equilibrata.
In aggiunta, l’educazione alimentare nelle scuole e nelle famiglie gioca un ruolo cruciale per invertire questa tendenza allarmante. Favorire il consumo di carni fresche, pesce, verdure e frutta, oltre a limitare l’apporto di prodotti industriali trasformati, rappresenta una strategia fondamentale per ridurre l’incidenza dei tumori e migliorare la salute pubblica nel lungo termine.