
Numeri allarmanti in Europa ma non ci sono ancora misure adeguate - MaratonainternazionalediRoma.it
L’emergenza dilaga in tutta Europa ma anche se i dati sono allarmanti poche misure concrete sono state prese sino ad oggi.
Una sfida crescente e urgente interessa oggi l’Europa: la salute mentale. In un evento promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal Ministero della Salute francese, 31 Paesi europei hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per chiedere che i problemi mentali diventino una priorità nelle agende politiche a livello continentale e globale.
Questa iniziativa rappresenta una risposta alla crescente emergenza silenziosa che riguarda una persona su sei nella regione europea.
Un fenomeno in crescita e largamente sottovalutato
La conferenza ha messo in luce dati allarmanti: nella regione europea dell’OMS, circa il 17% della popolazione convive con disturbi mentali, ma più di un terzo di questi casi non riceve cure adeguate. L’impatto della pandemia da Covid-19 ha aggravato ulteriormente questa situazione, con un aumento del 25% di ansia e depressione nella popolazione generale. In particolare, i giovani sono tra i più colpiti: l’11% degli adolescenti manifesta disturbi correlati all’uso eccessivo dei social media, mentre il 25% delle ragazze di 15 anni riferisce di sentirsi quasi sempre sola. Un dato altrettanto preoccupante riguarda gli anziani: il 20% degli over 60 soffre di isolamento e solitudine.
Questi fattori contribuiscono a rendere il suicidio la prima causa di morte nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni, un segnale tragico dell’urgenza di intervenire. I 31 Stati firmatari – tra cui Italia, Germania, Francia, Spagna, Polonia e molti altri – chiedono con forza di superare l’approccio frammentato e settoriale finora adottato nella gestione dei problemi mentali. La Dichiarazione di Parigi propone un modello globale e integrato, che vada oltre l’ambito sanitario e coinvolga vari settori della società. È fondamentale aumentare gli investimenti nel personale specializzato, attualmente insufficiente per rispondere alla domanda crescente di assistenza psicologica e psichiatrica.
Tuttavia, la battaglia per la tutela della salute mentale non può fermarsi qui: occorre un impegno trasversale che coinvolga dall’istruzione, per promuovere il benessere emotivo fin dalla giovane età, all’urbanistica, per progettare spazi urbani che favoriscano la socialità e riducano l’isolamento. Anche la cultura e il mondo del lavoro devono giocare un ruolo chiave, creando ambienti inclusivi e sostenibili per la salute mentale. Solo un’azione coordinata e integrata può garantire un sostegno efficace e duraturo alle persone che soffrono di disturbi mentali.

Nel contesto europeo, l’Italia si inserisce come uno dei Paesi promotori di questa iniziativa, sottolineando la necessità di una riforma profonda delle politiche pubbliche sulla salute mentale. Il riconoscimento dell’emergenza e la volontà di affrontarla con investimenti mirati rappresentano un passo fondamentale per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Le cifre testimoniano come la salute mentale sia un tema di rilevanza sociale e sanitaria che non può più essere ignorato: l’assenza di trattamenti adeguati e il crescente impatto sulla popolazione giovane e anziana impongono una risposta immediata e strutturata.
In questo scenario, la Dichiarazione di Parigi rappresenta un invito a ridefinire le priorità, a riconoscere il diritto alla salute mentale come un diritto umano fondamentale e a promuovere politiche pubbliche che riflettano questa visione ampia e inclusiva. L’Europa si fa così portavoce di un cambiamento culturale e politico che aspira a trasformare il modo in cui società e istituzioni affrontano il benessere psicologico dei cittadini.