maratoneta

Quello della Maratona è un fascino particolare. Prende tutti, spesso veniamo conquistati, specie se seduti su un comodo sofà, da una moltitudine di atleti ma soprattutto da una marea di appassionati, gioiosi di partecipare alla magica corsa, a volte felici di percorrere anche pochi chilometri, solo con l’entusiasmo di correre in piena libertà e soprattutto senza l’ansia della competizione. Confermando, una volta in più, la teoria di Pierre de Frédy, a tutti noto come Barone de Coubertin. Ma davvero tutti possono partecipare? È facile dedurre che lo sforzo massacrante, cui sottopone la mitica competizione, seleziona in maniera naturale gli aspiranti runners. Con qualche spicciolo consiglio cerchiamo di dare una mano ai principianti.

È inimmaginabile partecipare alla corsa senza allenamenti. Oltre lo spirito per affrontare tale impresa è bene sapere che bisogna investire tanto tempo per ottenere un minimo di adattamento. E che quindi ci saranno sacrifici che si protrarranno per settimane, quasi sempre per mesi che saranno determinati dallo scopo cui si ambisce arrivare. Adeguare in maniera progressiva il corpo e la mente è il primo approccio a una buona preparazione. Anche imparare ad ascoltare il proprio corpo nelle varie sedute di allenamento.   Imparare a correre significa anche entrare nel ritmo di gara e soprattutto saperlo gestire.

Per sopportare i carichi di lavoro è importante una corretta programmazione degli allenamenti, tali da favorire il mutamento di muscoli, tendini, legamenti e articolazioni. Per dotarsi, insomma, di un rinnovato apparato locomotore che sia in grado di smaltire in breve tempo le fatiche. Se poi affineremo la tecnica di corsa, ancora meglio. Semmai alternando sapientemente la corsa lenta con quella media e quella veloce. A detta di esperti durante una corsa di tale tipo risulta particolarmente difficile non farsi tentare da accelerazioni brusche e frenate che non avrebbero senso.

In pratica parliamo della cosiddetta velocità di crociera, l’unica che può metterci al riparo da crisi improvvise, talvolta devastanti sulla gara. Essere finisher della maratona, è il sogno dei suoi partecipanti, specie se dilettanti o addirittura principianti. Diventa così quasi obbligatorio non preoccuparsi di tempi, badando unicamente al completamento dell’ardua impresa. Ciononostante occorre   ricordare un ostacolo che si presenterà, in maniera quasi scientifica, sia agli atleti navigati che agli amatori. Quello del trentesimo chilometro, in cui la benzina sembra mancare all’improvviso e l’atleta può letteralmente piantarsi. Si tratta del cosiddetto Muro della maratona. Per abbattere il quale, molti allenamenti verranno fatti ad un ritmo utile ad insegnare al corpo ad utilizzare al meglio l’energia proveniente dalle infinite scorte di lipidi (grassi).